Un Museo per un Tenore. Museo Amedeo Bassi

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Il mio viaggio alla scoperta dei Musei del territorio prosegue…

A Montespertoli, in Piazza Niccolò Machiavelli, al numero 13, dal 2014 c’è la sede del Museo Amedeo Bassi. Più che un museo una casa.
E ora vi racconto perchè….

Un Museo per un tenore

Amedeo Bassi

Le cronache raccontano che Giuseppe e Rosa Bassi, braccianti del luogo, cambiassero spesso casa, e che una di queste fosse stata proprio in corrispondenza del numero civico 13 di Piazza Machiavelli ( Piazza Vecchia per i montespertolesi) . Da qui l’idea di collocare la sede del museo dedicato al loro illustre figlio Amedeo, in quei locali,  a quell’indirizzo.

Amedeo Bassi, tenore lirico spinto, voce solida, registro acuto, dal fraseggio incisivo, nato a Montespertoli il 29 luglio del 1872 e morto a Firenze il 14 gennaio  del 1949.
Debutta come sostituto al Teatro del Popolo di Castefiorentino nel 1897 con l’opera Ryu Blas. Da quel momento fu tutta un’ascesa che lo vede imbarcarsi per l’America nel 1902, dove sarà acclamato nei maggiori teatri. Si ritira dalle scene nel 1926, per dedicarsi all’insegnamento.

Il museo Amedeo Bassi,  sede da qualche anno dell’Ufficio Turistico del capoluogo, non è che l’ultimo riconoscimento in ordine di data, che il paese di Montespertoli, ha dato al suo famoso concittadino. A suo nome sono:  La Filarmonica, La Scuola di Musica, Il Festival che si tiene proprio in Piazza Machiavelli ogni inizio agosto. Il Museo nasce dalla donazione fatta dagli eredi del tenore dopo la sua morte.
All’entrata del museo oltre quello di Amedeo è  il ritratto di Rina Ceppi sua moglie, che mi colpisce. Leggo le legende, chiedo a Saida, una delle operatrici museali, che mi aiuta a scoprire di lei, donna colta, raffinata, bellissima, di famiglia benestante. A lei Bassi deve tutto. Rina gli si dedicò completamente, rinunciando alla sua carriera di  pianista virtuosa, per spronarlo, seguirlo, incoraggiarlo, passo dopo passo fino al successo.
Amedeo Bassi fu uno degli interpreti più celebri dell’opera verista italiana degli inizi del ‘900. Studiò costantemente, sia canto che recitazione. Impegnative e mastodontiche le sue  tournée, sia per numero di date, di teatri, di città, spesso molto distanti tra loro,  sia per repertorio lirico, rappresentato quasi contemporaneamente. Cose impensabili per un cantante di oggi. La grande tavola esplicativa che copre quasi un’intera parete del museo, ce lo racconta.
Denominatore comune di tutto il percorso museale, il racconto della sua vita, privata e artistica, tramite le immagini che lo ritraggono, i documenti, le caricature, (di cui andava orgoglioso),  i cimeli di scena, i ritagli di giornale che ne glorificavano i successi nel mondo. Il tutto ben organizzato nelle grandi bacheche illuminate, situate nelle due sale. Più che un museo, una casa museale ecco! Con le sue stanze di passo, i soffitti a vela dipinti di bianco leggermente affrescati. Insomma un’atmosfera intima, raccolta, come l’ascolto della musica vuole. L’intento del luogo è anche quello di usare la storia del tenore, per farci entrare  in maggior confidenza e contatto, col mondo della Lirica, per molti “questa sconosciuta”. Si dimentica spesso, o addirittura si ignora, che l’Opera Lirica sia stata l’intrattenimento culturale massimo della vita di un tempo, tracciando due secoli importanti,  “partecipando” a suo modo all’Unità d’Italia. E la storia di Giuseppe Verdi e della sua musica, ne sono la prova.
Nella sala dove Giuseppe, Giacomo e Richard, si mostrano e si presentano in gigantografie, al bisogno si fa teatro, allestendo una piccola platea con sedie pieghevoli, davanti a un piccolo palco in pianta stabile. Eventi e intrattenimento di vario   genere non mancano. Quelli da musica e canto, la fanno da padroni.

 

La saletta per l’ascolto delle incisioni del tenore, conclude la mia visita, Mi siedo su una delle due poltroncine, posizionò le cuffie all’orecchio, socchiudo gli occhi. La romanza parte…

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