“Il taccuino di Cavalcaselle”. la memoria disegnata

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Il taccuino di Cavalcaselle

Tutti coloro che mi conoscevano volevano vedere “il taccuino di Cavalcaselle”. Per riuscire a condurre al meglio il mio lavoro ho bisogno d’una gran quantità di appunti e disegni, all’Accademia di Belle Arti di Venezia ho imparato a disegnare e pitturare poi, come una febbre improvvisa, senza riuscire a portare a termine il suo percorso accademico,  ho cominciato a viaggiare alla scoperta dell’arte, dapprima nelle mie terre d’origine, poi in tutta Italia, la Toscana fu una continua gioia, e quindi anche in Europa. Viaggiai e vidi così tanto e l’arte mi entrò così dentro che da pochi particolari ero in grado di capire di chi era quella tavola o quell’affresco, in Inghilterra conobbi l’artista Charles Eastlake, che, quando divenne direttore della National Gallery di Londra nel 1855 mi fece lavorare con lui, ma la vera amicizia mi arrivò dal critico Joseph Archer Crowe, con il quale scrissi una celebre Storia della pittura in Italia (History of painting in Italy). La assoluta gioia durante i miei innumerevoli viaggi erano i disegni, il taccuino di Cavalcaselle, mi trattenevo di fronte alle opere d’arte, le studiavo e le fissavo sui miei fogli con brevi schizzi fatti a penna o a matita, che mi servivano per tenere memoria delle peculiarità degli stili degli artisti che studiavo. E’ vero c’era già la fotografia ma è molto macchinosa e dispendiosa, il disegno è (lo sarà per sempre?) un supporto imprescindibile per uno studioso come me: fissavo anche certi dettagli che mi tornavano utili per tracciare il profilo di un artista. Insomma: per me erano come testi e passavo dalle parole al segno con estrema facilità . Nel 1952 uno storico dell’arte come me, un certo Carlo Ludovico Ragghianti, ebbe a dire: “egli aveva una penetrazione eccezionale delle forme, dei caratteri di originalità che distinguevano ogni artista, notava non solo questi ed ogni particolarità tecnica individuale, ma i guasti, i restauri, le aggiunte, ed aveva anche una memoria visiva formidabile, come fanno fede i numerosi riferimenti che si trovano nei suoi appunti”. L’italia non mi amò molto ma fui felice quando nel 1997, per il mio centenario, venne pubblicato un francobollo con in evidenza il mio taccuino, il taccuino di Cavalcaselle.