…Dopo aver cavalcato per lungo tempo, ora al trotto, ora al galoppo, Messer Riccardo giunse alle mura di Certaldo…
Lo sole ancora caldo degli ultimi dì di settembre, avea reso i paramenti del cavaliere ancor più di pesante ingombro e il manto dello cavallo sudato e polveroso…
“ Ragazzo”-disse Messer Riccardo richiamandone di quello attenzione-
“Indicatemi una locanda dov’io possa trovare alloggio e riparo per il mio cavallo?”
“Certo Signore” -rispose quello- E dopo che l’ebbe sull’uscio accompagnato proseguì
“Signore, permettete ch’io m’occupi del vostro cavallo? Non avrete a pentirvene”.
Messer Riccardo scrutò lo giovane con attenzione, e trovandovi lealtà nello sguardo e solerzia nei modi glielo affidò. E perché questi si occupasse con dovizia dell’animale, gli posò alcuni scudi nella mano….
…. A stento Messer Riccardo trovò un tavolo per consumare una minestra calda e una camera per alloggiare. Motivo di così tante genti era il fidanzamento di Violetta, primogenita di Messer Morgante, uomo ricco e potente della contea.
Ripulitosi, s’immerse nell’atmosfera festosa che invadeva i vicoli di Certaldo. Cuochi e sguatteri si affaccendavano a bracieri e girarrosti, dove carni e cacciagione arrostivano lentamente. In una corte non distante la via principale, saltimbanchi e giocolieri intratteneano giovinetti e acerbe donzelle, mentre i cantastorie, con sagaci rime e ambigui fraseggi, facean arrossir le dame e sorridere gli uomini…
…Quella sera lo paese parea paradiso in terra. V’eran tavole imbandite ovunque, mentre servi e osti non riparavan a ricolmar di vino le brocche. Menestrelli con arpe, flauti, ghironde e liuti, accompagnavan le danze. Tirarono innanzi ch’era notte fonda. Il dì seguente non si vide nessuno pria dell’ora del desco, se non sguatteri e servi, assonnati e affannati a ripulire i vicoli, a portar via i resti…
Messer Riccardo, uomo avvezzo a tirar tardi la sera e non bisognoso di tropp’ore di sonno, fu il primo a lasciar la locanda….
Riccardo accese il cellulare. Controllò se c’erano messaggi e mail non lette. Al tavolino di un bar si fece portare il Il primo caffè della giornata. Poi la storia racchiusa nel Palazzo Pretorio e in casa Boccaccio, lo avrebbe felicemente tenuto in ostaggio.
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